Pubblicato da: Michele Angeloro | giovedì, 27 dicembre 07

In a heartbeat

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Sono tre giorni che ho in testa una canzone. Risuona tanto forte che non riesco a ricordarne il nome. Eppure non mi importa adesso perche’ so che e’ con me. Cosi’ senza pensarci e senza colonna sonora ho provato ugualmente ad inoltrarmi in questo strano natale giapponese.

Ad essere sinceri adesso puo’ sembrare buffo, ma non ricordo esattamente come e’ andata il 24 mattina. Credo di aver sognato tanto in questi giorni. Ho parlato con delle persone che non sono qui e ricordo assolutamente scandite le parole che ho usato. Richard Bach in questi momenti appare del tutto spropositato.

Ore 16.00, Nogizaka
Chiaramente ho fatto ritardo all’appuntamento anche stavolta ma il motivo e’ stato diverso. Mi sono letteralmente perso all’interno della stazione. Il problema piu’ grosso per me e’ quando non riesco a trovare l’uscita. In genere appena uscito dal treno puoi scegliere di raggiungere l’entrata della stazione di cambio o uscire fuori. Ecco, e’ quando devi uscire fuori che spesso mi trovo nei guai. Se non individuo subito i segnali della West e East exit entro in panico. E alle 16.10, giunto in stazione da 6 minuti quasi ero ancora alla ricerca di un’uscita. La cosa divertente in queste situazioni e’ che sui cartelli sono indicati anche i luoghi di uscita. A Shibuya per esempio la piu’ gettonata e’ la Hachiko Exit, che tu esci e puff, ti ritrovi tra l’Hachiko Wall (l’ho chiamato cosi’ perche’ nessuno conosce il vero nome), il Real Hachiko Bus (anch’esso soprannonimato cosi’ da me perche’ non ha un vero nome, e’ un vagone di un vecchio treno metropolitano interamente allestito e perfettamente pulito, dove se nei giorni di pioggia sei a Shibuya ti ci ripari dentro e fai amicizia) e Hachiko stesso.

Comunque sia, dicevo, la cosa divertente e’ che quando leggo le indicazioni resto sempre fermo a pensarci. Sara’ quella l’uscita giusta? E se vado dall’altra parte invece? Ecco, alle 16.14 quel giorno pensavo cose simili e soprattutto che, sebbene sapevo che ad aspettarmi c’era Teresina san, comunque non sapevo in quale uscita fosse!

E poi in modo del tutto inaspettato alle 16.15 il mio cuore smette di battere un istante, quando mi accorgo che da lontano Impulso san mi faceva ciao con la manina.

oh-maledizione.

Me la sono cavata chiedendo subito scusa e buttando il discorso sull’occhio guercio di Teresina, che a quanto ho capito, in attesa della metro si era beccata una gomitata da qualcuno. Tenerissima, con un po’ di amarezza ha accettato di farsi fare le foto ma si e’ coperta l’occhietto bendato dalla vergogna. Che sia umiliante per loro non apparire composti? Comunque e’ stato fantastico averle chiesto daijoubi desuka ed aver ricevuto come risposta sto bene grazie.

16.40, battesimi a S.Ignazio
Stavolta ero pronto a superare ogni ostacolo pur di non addormentarmi e di seguire per intero la cerimonia. Non sapere a quale tipo di messa andavo incontro non poteva per niente fermarmi e io ero certo di poter affrontare di tutto, visto che ero seduto proprio al fianco di Impulso san. E infatti, a prova del mio amore sincero, dopo un quarto d’ora l’occhio calante si fa di nuovo vivo e quando ho dedotto che stavo per crollare, con una forza che non so dov’era quando la donnina mi ha investito, ho chiesto in fretta dov’era il bagno e mi sono sciacquato il viso. Ho anche scoperto che le suorine hanno il gabinetto elettronico ma li’ per li’ ho preferito non usarlo.
Quando sono tornato a sedermi la cerimonia era gia’ iniziata e Teresina si era gia’ coperta con un copricapo ricamato a mano. Sembrava un centrino da tavolo e mi veniva da ridere (delicatamente eh!) ma quando ho visto che tutti lo indossavano ho desiderato averne uno anche io.

Anche stavolta non sono riuscito bene a capire come si svolge questa cerimonia perche’, sebbene sappia che i battesimi sono simili in tutto il mondo e in tutte le religioni, qui venivano battezzati bimbi, ragazzi e anziani. Chiedere informazioni a Suora Clementina e’ stato impossibile e Teresina san mi guardava con quell’espressione dolce di quella che non sa cosa dire e aspetta disperatamente che qualcuno intervenga. Ho pensato spesso al battesimo in questi giorni, dai vaghi ricordi del catechismo all’episodio in cui Homer si fa battezzare da Flanders per salvare Maggy o a quello in cui Claire va in paranoia e fa battezzare Aaron da Mr.Eko.

Are you a priest..?
Yes, I am.

Scusa dovevo citarlo. Comunque, dal profondo della mia umilta’, la storia delle persone anziane che si facevano bagnare il capo dal prete non l’ho ancora capita. Se il battesimo dona all’uomo una pura rigenerazione e un biglietto gratis per il Paradiso, posso immaginare che tutte le mamme cattoliche di questo mondo si assicurino di portare il bimbo in chiesa al piu’ presto. Ma i vecchietti? Che siano arrivati in ritardo? Se ci penso e’ buffo ma ora come ora mi viene da dedurre semplicemente che alcuni di loro, per convertirsi, dovevano essere for forza battezzati, anche a settant’anni.

Ciao, sei italiano? Yes..ah!..HAI..NO!..SI!..sono italiano..scusa..
Salto direttamente al mini party post cerimonia natalizia perche’ parlarti di come ho cantato Silent Night in giapponese renderebbe la cosa abbastanza imbarazzante. Ti basti sapere solo che mentre cercavo di seguire sul libricino il testo della canzone, ho avuto il mio primissimo contatto con Impulso san. Mi prende la mano e fa “Sai leggere i kanji?” – “Non tutti, ora sto leggendo solo lo hiragana” E poi prende il libricino e comincia a segnarmi le letture giuste..

Kanji: la mia dannazione. Sono i grafemi che i giapponesi hanno astutamente ciullato ai cinesi. Sono assai carini e decisamente assai. Troppo assai. E per di piu’ hanno diverse letture. Guarda non ne parliamo.

Hiragana: sistema di scrittura sillabico. In pratica e’ la pronuncia fonetica dei kanji. Se tu hai davanti i due kanji di ogni giorno [毎=mai=ogni; 日=nichi=giorno] sappi che mai e nichi possono essere scritti in hiragana [ま=ma; い=i; に=ni; ち=chi]. E’ usato prima di tutto dai bimbetti che non conoscono ancora i kanji, per le parole che non hanno un kanji proprio, per coniugare verbi e aggettivi e forse per altro. Se non sbaglio, ma non ti affidare troppo perche’ potrei sbagliarmi, originariamente lo hiragana deriva da una forma corsiva dei kanji e veniva usato soprattutto dalle donne per le sue forme curve e delicate.
Il suo compagno e’ il katakana, un tamarro mai visto. Viene usato unicamente per traslitterare le parole straniere in giapponese. Lo distingui dallo hiragana per le forme piu’ acute e perche’ se ti impegni ti accorgi che miruku e’ milk, coohii e’ coffee e terebi sta per television. Tamarrissimo.

Comunque sia Impulso san si era offerta di scrivermi sui kanji la lettura in hiragana (che in questo caso appositamente si chiamano furigana, non so perche’). Emozionatissimo quindi decido di provarci e dopo pochi secondi mi accorgo che stavo cantando Silent Night. mi-ti-co.
Il party invece e’ andato pressocche’ come la scorsa volta eccezion fatta per il giochino del passaparola e le duemila presentazioni. Gran parte dei presenti gia’ mi conoscevano ed io ero fighissimo col mio cappotto english e la sciarpa multicolor cosi’ che quando Shukutani san ha provato a presentarmi ad una sua amica, lei mi fa: “Sei italiano?” io rispondo senza pensarci “yes” avendo parlato per tutto il giorno inglese. Poi rendendomi conto che la domanda mi era era stata posta in italiano, subito esordisco in un grande HAI! e mentre avevo ancora le mani alzate tipo cosi’ \o/ urlo NO!…SI! e meno male nessuno si gira. Dopodiche’ mi scuso profondamente e tutti tornano sorridenti.
Ricevuti altri duecento regalini decidiamo di andare a cenare qualcosa e curiosamente mi invitano al Savoia, un localino giapponese che di italiano aveva solo il nome “basilico” sul menu’.

Lo sapete che Savoia e’ la casata dell’ultimo re d’Italia?
Ovviamente ho ricevuto un grande sugooooi di entusiamo e nessun si lo sappiamo scemo ma ho preferito non avventurarmi in nessuna storiella a riguardo UNO perche’ ammetto di essere poco preparato sull’argomento e DUE perche’e’ gia’ difficile parlare di sciocchezze quindi figuriamoci delle stronzate di Emanuele Filiberto. Comunque con grande piacere posso annunciarti che a discapito del giapponese, il mio inglese sta drasticamente salendo di livello. Quest perche’ adesso sono costretto non piu’ a pensare una frase in italiano e poi a tradurla ma a pensarla direttamente in inglese (al contrario impiegherei troppo tempo) cosi’ che quando abbiamo finito di cenare e Teresina e Impulso mi hanno invitato a fare una passeggiata al Tokyo Midtown e mi hanno preparato alle yellow cab, io senza spiegazioni avevo gia’ capito di chi stavano parlando.

Tokyo Midtown
Se in Italia abbiamo gli struffoli e il camino, loro hanno lunghe passeggiate tra centri commerciali e stradine luccicanti. A me e’ toccato questo Tokyo Midtown che altri non e’ che il centro commerciale piu’ figo di Roppongi. Per lo piu’ all’interno ci sono ristoranti costosi ma a quanto ho capito intorno ci sono numerosi e altrettanto costosi negozioni che generalmente chiamano “quelli del midtown blabla”. E, come puoi immaginare, se dalle nostre parti usiamo festeggiare il natale scartando regali sotto l’albero gridando “ohhh non me l’aspettavo proprio questo regalo” davvero sentitamente, loro usano fare lunghe passeggiate, assolutamente in coppia, per le strade piu’ in e gridare “ohhh nonn me l’aspettavo proprio questo regalo” del tutto finto perche’ l’uomo di turno gliel’aveva preso due minuti prima sotto pressante richiesta.
Comunque sia, oltre alle coppiete e ai numerosi dolci alla panna e alla fragola, in questa zona ci sono anche queste benedette yellow cab. Teresina e Bea avevano in qualche modo tentanto di avvisarmi a riguardo, parlando di mere schiave dei cellularei e delle borse firmate che vendevano il corpo a tale scopo. In genere sono anche accompagnate, ma non protette, da afroamericani alti mille metri che tentano in tutti modi di farti entrare nei locali tentatori.
Ora, io so di non essere il messia sceso in terra per tutti voi, ma ti pare normale che mi lascio tentare quando ho compagnia? Ora hai capito perche’ sono venuto da solo? Ah ah ~ scherzo. Comunque sia entrambe erano fin troppo protettive e questo atteggiamento benche’ non fosse per niente fastidioso mi ha dato da che pensare per tutta la notte.
Dopo un po’ di tempo a passeggiare per quella zona poi, e non ti parlo dei tipacci che ci girano perche’ faremo notte, ci siamo ritrovati fuori la metro e un po’ come l’uomo di latta, il leone e Dorothy camminano a braccetto diretti verso Oz, io Teresina e Impulso ci siamo avviati verso la nostra stazione tutti contenti perche’ infondo, risate a parte, eravamo stanchi.
Ora tu ti chiederai se almeno ero riuscito a sapere il suo nome. E invece ti ho fregato. Il suo nome ce lo avevo stampato in mente gia’ da tempo prima, quando dopo aver scattato le foto sono stato invaso da milioni di biglietti da visita di chi voleva assolutamente la foto. Ah ah sono un genio in certi momenti. Sempre al party natalizio ad un tratto io e Amiko ci scambiamo uno sguardo veloce e subito caccio la macchinetta fotografica. Lei ride (perche’ c’era stato un piccolo trascorso tramite mail) e da li’ almeno cinque minuti a far capire alle suorine che dovevano mettersi in posa tutte insieme e non fare le foto una ad una.

Io amo le suorine.

Ore 10.08 Shibuya, Hachiko.
Quando passo di li’ inevitabilmente lancio uno sguardo veloce ad Hachi e proseguo per la strada. Invece alle 10.09 la mia attenzione era del tutto catturata da una donnina che in dieci secondi aveva scattato una cosa come 20 foto. Era Ermanna..
Ermanna e’ la mia amica torinese che a breve diventera’ la signora Tartaruga del Lago e solo questo le fa meritare stima a vita da parte mia. Finalmente un saluto all’italiana e un sorriso velocissimo per poi ripiombare in una depressione acutissima. Come gia’ ti avevo accennato la mia famosa carta di debito aveva deciso di non funzionare. Ora, io ero memore del fatto che se il sistema non e’ operativo in Italia, non potevo sperare per niente di poter usare la carta. Ma perche’ non funzionava anche quando il sistema era operativissimo? Me lo sono chiesto per almeno venti minuti. Il tempo di trascinare Ermanna (che ci tengo a precisare mi ha regalato un pandorino della Bauli) in giro per Shibuya alla ricerca di una banca e puff, ci ritroviamo in uno dei piu’ famosi Starbucks al mondo, quello del Q-front. Li’ abbiamo fatto colazione in attesa del terzo uomo e abbiamo parlato poco del piu’ e del meno e molto sulla moda giapponese. E’ stato bello trovare conferma ad una cosa a cui pensavo giorni fa. Prima di partire mi ero immaginato tra le vie di Shibuya e Shinjuku a scattare decine di foto ai passanti, catalogando le ganguro, le kogals, le gothic, le kawaii. Avrei passato nottate intere alla ricerca della verita’ e invece, mentre Ermanna parlava, io vedevo fuori la grande vetrata passare centinaia di persone. Uomini d’ufficio correvano per non fare tardi e donne e ragazzine e bambine vestite di bianco e di rosa, con minigonne paragonabili a delle cinture senza nemmeno un paio di sottilissime calze si destreggiavano tra i passanti con le loro borse del 109. Ed io ero li’ che pensavo e bevevo il mio cappuccino caldo. Ero li’ e sorridevo, e pensavo che di quella classificazione non me ne poteva fregare assolutamente niente. Chissa’ perche’ mi sono chiesto. E ho continuato a sorridere e bere.

Lorenzo
Lorenzo e’ il terzo uomo e per pochi indimenticabili minuti io ed Ermanna eravamo convinti che fosse un tizio stranissimo con sciarpa e cappello e cappotto che girava in tondo nei pressi di Hachiko. Mamma era strano forte. Aveva in mano un’agenda nera e un piccolo blocconote e si guardava tutt’intorno, incuriosito, perplesso. Io pensavo ad un prete, Ermanna pensava ad un appuntamento al buio.
Comunque sia non era Lorenzo, che e’ arrivato un curiosissimo ritardo ma l’abbiamo perdonato subito che era simpaticissimo. In pratica e’ qui per fare esperimenti sulle ginocchia. Non pensare a male, e’ un tizio in gamba. Sembra avere trent’anni ma in realta’ e’ giovanotto quanto me. E inoltre nonostante sia qui da un paio di mesi conosce tutti i luoghi piu’ interessanti. Infatti e’ stato lui a portarci a Ebisu, la citta’ di plastica.
In verita’ non l’abbiamo girata quasi per nulla ma nella zona dove abbiamo pranzato un ottimo riso al curry abbiamo trovato degli edifici miniaturizzati in stile scozzese e inglese. BELLI!
A tavola poi abbiamo potuto conoscerci meglio e abbiamo scoperto rispettavamente che io: sono sfigato. Ermanna: le piace letteralmente volare. Lorenzo: due mesi fa non sapeva neanche cosa fosse il Giappone e ora guadagna piu’ dei ricercatori italiani.

Troppo forte.

Dopo pranzo poi abbiamo visitato il dolcissimo museo della birra dove ho potuto confermare la natura peterpanesca di Ermanna. Come ha sentito la canzoncina della birra Sapporo dapprima si e’ fermata, poi ha lasciato le borse per terra e tutta felice si e’ messa a cantare e ballare il motivetto portante, fregandosene di chi le era intorno e cosi’ si e’ meritata il primo posto. a-do-ra-bi-le.
Poi, come prestabilito, ci siamo diretti alla stazione e a Shinjuku ci siamo separati e quando al tassista ho detto “al Park Hyatt per piacere” ancora non ero sicuro di quello che stavo facendo.

Park Hyatt Tokyo
Ero a conoscenza della quantita’ di lusso che si respira gia’ da fuori. Tuttavia al momento io ero del tutto impreparato cosi’ che quando una minuta giapponesina mi prega di lasciarle uno zaino di 10kg ero talmente confuso che solo quando siamo saliti al 42° piano mi sono ricordato della sua pesantezza. E invece lei tutta carina e forzuta mi ha chiesto il perche’ della visita.
Quando le ho detto che non sapevo assolutamente il perche’, lei e la sua amica hanno riso come ridono i giapponesii nei film, singhiozzando con la manina sulla bocca. Eh..
Arrivati al checkin finalmente riesco a capire cosa mi aspettava. La signorina mi spiega tutti i vantaggi della mia prenotazione e quando mi ha dato le chiavi della 4810 e invitato a prendere l’ascensore, io ero ancora li’ che la guardavo basito, incredulo, spaesato, disperso, confuso, sbigottito, turbato. Quando spiego alla signorina minuta che aveva ancora la valigia in spalla la mia meraviglia nel ritrovarmi li’, consapevole che stava arrivando il tempo del relax, ho aggiunto alla lista imbarazzato e scemo.

La 4810
Ero ancora avvolto da un pronfondo senso di droga intorno a me quando l’amica della signorina minuta, sempre minuta, mi illustra la mia camera. Mi spiega il funzionamento del sistema d’aria e quello dell’illuminazione. Mi mostra il Yoyogi park fuori la finestra e il telecomando multifunzionale (stereo, tv, dvd e altra roba insieme). Uno sguardo veloce al bagno e poi un “enjoy in Park Hyatt mr.Angeloro” detto con una vocina che curiosamente ancora mi risuonava in testa quando dopo aver chiuso la porta sono sprofondato sul letto. A braccia spiegate occupavo solo 3/4 del suddetto ma questa e’ un’altra storia.

Dopo circa mezz’ora pensando cose che al momento non mi e’ possibile spiegarti ho deciso di dare uno sguardo piu’ attento alla stanza e dopo aver travato una curiosissima letterina sulla scrivania ho avuto la conferma che cio’ che mi stava accadendo era ancora sul limite tra sogno e realta’. Forse a Bob Harris, a te o al buon vecchio Roberto certe cose possono sembrare semplici, ma non ho potuto spalancare la bocca e sbavare sulla moquette quando ho scoperto che il mobilio principale della stanza altri non era che un minibar colmo di leccornie al cioccolato alla frutta e al Suntory.
Cosi’ quando mi sono rialzato l’ho capito. Era arrivato. Forte. Tanto forte da sorridere sopra al fatto di aver dimenticato la telecamera nell’altra borsa.

E’ tempo di relax..
Quando mi sono svegliato dalla fase REM mi sono ritrovato sul letto, semi nudo, in una posizione curiosa, tra una fetale e una meditativa. E quando ho ripreso del tutto conoscenza ero arrivato stranamente al raggiungimento del mio obiettivo.
Ahime’, anche questo non mi e’ concesso dirtelo adesso ma ti basti sapere, e lascio da parte qualsiasi atteggiamento modesto e lusinghiero, hai allevato un figlio proprio niente male. Non che io sia un genio o un ragazzo prodigio. Non mi interessa essere una mente brillante o un abile stratega se non posso condiverlo con nessuno. Ti basti sapere mamma, che in quel momento e ancora adesso mentre scrivo, ho raggiunto l’arcobaleno. E adesso che ci sono sopra, dietro davanti e al centro, so che questo e’ il mio posto e la mia casa ci sorgera’ sopra.

Per chi non l’avesse capito sto parlando molto per metafore.

Quando poi ho deciso di smetterla di piangere mi sono preparato per fare un salto al New York Bar, il famoso bar dove Bob Harris meglio conosciuto come Bill Murray e Charlotte meglio conosciuta come Scarlet Johansson si incontrano per la prima volta e da li’ scoprono che la vita ha molte possibilita’ da offrire. Sempre e comunque.
Malauguratamente pero’ proprio mentre stavo per scendere, in tv capita un episodio di OC, e inaspettatamente, sempre come sempre, senza staccare gli occhi dallo schermo, afferro il pacchetto di patatine non offerto dall’albergo e quando mi siedo comodamente sul letto la prima cosa che penso e’ “questo episodio non l’ho ancora visto”.
Verso le 3 di notte quando mi sveglio il New York era bello che chiuso da ore e cosi’, con un sorriso che non andra’ mai via dalla mia faccia, comincio a scattare qualche foto dalla finestra.
Inutile dire che ho tentato, come tutti farebbero, a replicare le foto ufficiali del film e forse, cioe’ spero, ci sono riuscito.

Ore 9.00 PRECISE del 26 dic.
Avevo precedentemente impostato la sveglia alle 8.50. Non perche’ volessi godermi le mie ultime ore in armonia. Semplicemente perche’ volevo avere una conferma. Il giorno precedente avevo segnato sul tagliandino da appendere alla porta l’orario e le scelte preferite per la colazione. Ora, per la colazione uno si aspetta che non sbagliano l’ordinazione e non ci pensi. Ma l’orario? Lo rispettano davvero come dicono?

Si.

Alle 9 precise si presenta un giovinetto tutto arzillo che lascia sul banchetto un vassoio dalle dimensioni non molto proporzionali alla sua resistenza. Allora firmo e porto tutto sul letto.
Mai fu cosi’ gradita una tale colazione. Il latte non era vero latte e il cornetto era come quello che trovi nei bar verso le 12 del mattino. Ma non aveva importanza. Forse sara’ stata la rosa nel calice o i panetti di burro o gli zuccherini incartati con il logo dell’hotel. Non so. Fatto e’ che quando ho deciso che la colazione era finita ero tutto sereno che saltellavo sulla stanza.
E sempre saltellando prendo la lista del contenudo del minibar e segno una x su: caramelle gommose, palline di cioccolata, set di noccioline, succo di mela e un altro set di salatini stranissimi dove ci trovi anche quelli al wasabi. OK, dico, e vado a fare il bagno.
Mentre preparavo la vasca riflettevo sul New York Bar. Sebbene non ci fossi stato avevo comunque capito che la vita poteva offrirmi qualcosa eccetera eccetera, eppure provavo un senso di incompletezza che si prova solo dopo aver visto lo spot di Bob Harris. Cosi’ poco prima di immergermi nella vasca ho deciso che il prossimo obiettivo sarebbe stato andare al New York Bar in compagnia. Femminile ovviamente.
Certo non posso sperare di andarci con chi realmente desidero ma sono sicuro che anche Dio spesso si ritrova a fare i capricci perche’ non ottiene qualcosa. E poi so perfettamente che Drew Barrymore, Eva Green, Asia Argento e Jhonny Depp hanno di meglio da fare quindi sono felice lo stesso.

Poi e’ venuta l’ora di ritornare a casa. Strategicamente ho chiamato la reception e ho preavvisato che sarei arrivato li’ a pochi minuti. Non come il giorno prima che tutto allegro mi sono ritrovato li’ per chiedere informazioni e non c’era nessuno. Che poi quando ci sono tornato dopo un po’ ero tutto stanco perche’ avevo girato l’edificio per mezz’ora. Se non ricordi che la reception e’ al 42° piano e non sai come arrivare al 52° visto che l’ascensore segna solo 51 piani, e’ meglio non andarci proprio al Park Hyatt.
E quando ho firmato il checkout e chiesto di chiamarmi un taxi ho mosso un po’ il labbro dalla commozione. Peppe qui capirebbe tutto. Ho consegnato le chiavi. Ho sorriso. Ho pagato 12mila yen per il servizio bar quando ne avevo spesi solo 2000. Ho risorriso. E poi mi sono avviato da solo. Curiosamente la mia borsa e’ spuntata fuori insieme alla signorina in coicidenza alla mia uscita. Secondo me stava li’ ad aspettarmi..comunque quando me l’ha consegnata mi ha regalato un ulteriore ultimo sorriso e ho deciso che un giorno, in una vita parallela, avrei dovuto portarla verso nuovi orizzonti. Poi sono entrato nel taxi. E mentre lo sportello si chiudeva automaticamente ho pensato a Lei. Doveva esserle costato tantissimo, in tutti i sensi. Eppure sentivo che come me stava sorridendo. Sempre e comunque.

Shinjuku eki made, onegai shimasu ho detto.
E poi la notte stessa, come quando ti fai piccolo piccolo dietro i tuoi compagni sperando di non essere interrogato e la prof. di italiano dopo un interminabile silenzio se ne esce con “Va bene dai, oggi spiego”, spunta fuori la canzone a cui pensavo. Un battito di cuore.


Jose Gonzales – Heartbeats

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Risposte

  1. Sei uno SCRITTORE, e di quelli che mi piacciono…

  2. Vedo che hai passato un natale coi fiocchi!!
    il kimono (almeno credo sia un kimono) te lo sei portato dietro suppongo o almeno lo spero:D…
    la canzone è bellissima… e tramite il tuo blog ci stai facendo capire che emozioni ti sta dando stare lì… siamo fieri di te!!!!

    stammi bene campione!!

  3. Sono zia rosanna: il giappone è davvero splendido. Deve essere fantastico stare lì. Sto provando a rimangiarmi tutto quello che ho detto.
    Sta a te farmi cambiare del tutto!

    baci bacini bacetti!!!

  4. sui sentieri tortuosi si cammina facilmente con scarpe da trekking
    ma se hai tacchi a spillo è terribilmente arduo . Quando arrivi però, e devi arrivare,allora è sublime.

  5. nooooooooooooooooooooooooooooooo. l’impulso si chiama amiko?????
    ;_; (invidia)

  6. […] Gabriele C.: […]

  7. buon natale! viva le balene!

  8. quelle minigonne “paragonabili a cinture ” le abbiamo viste nel film “Babel”
    e le ragazzine erano anche senza calze

  9. Come vorrei vedervi te e Lorenzo in uno di quei “luoghi interessanti” con la faccia marpiona e stampato sulle magliette:
    “IO SONO ITALIANO!”
    ne…..

    vedrai che prima o poi al Park Hyatt a dividere in due i senbei al Wasabi ci torni!!!

  10. […] Ufficio Lingue Straniere: […]

  11. foto foto!!!

  12. ciao mito!!!!
    mi porti un kimono????
    ti v.b.
    marcella marcy marcellina

  13. “lei tutta carina e forzuta mi ha chiesto il perche’ della visita.
    Quando le ho detto che non sapevo assolutamente il perche’
    Hai avuto le risposte che cercavi?
    Hai un perchè?

  14. Ciao!! Se la camera era la 4818, eri al 48° piano!! Io ero al 45°, camera 4512, una Park View King. Ho scoperto con piacere che la piscina era una delle poche cose comprese nel prezzo lì dentro!! Ho fatto anche l’esperienza in costume da bagno di Bob, ma purtroppo non ho incrociato Scarlett in accapatoio!! In Dicembre forniscono ancora lo Yukata corto estivo? Pensa che anche io ho fatto una foto del genere!! (http://www.flickr.com/photos/nicolacassa/452906870/in/set-72157600110857372/ ). Io avevo lo Yukata invernale, era il 28 gennaio 2007. La bersa mi è stata portata da un ragazzo velocissimo pur trasportando la mia valigia da più di 20 kg!!! Eh si penso che dovrò tornarci per forza!!

  15. Lo sai che anche io voglio il kimonoooooooo ;_;

  16. “in un battito di cuore ”
    Anche i titoli dei capitoli sono efficacissimi

  17. ma Roppongi è fantastica!!!!

  18. Stai al Park Hyatt? Ma che figata! Hai fatto bene a non andare al New York Bar io ci ho lasciato 10000 yen ma per due drink e una cosa da mangiare. La vista merita sicuramente, ma li non e’ il Giappone, tutti stranieri, i camerieri ti parlano in inglese.


  19. questo è il link dello spot dove hai sentito la canzone di josè gonzales? mi piace molto…
    la musica che proponi spero riesca anche lontanamente trasmetterci le emozioni che provi stando lì… sei fantastico cugio…

    P.S. Quando andrai a visitare il parco di Kichigiogi patria del famoso GTO?
    (sempre se esiste:D)

  20. Buon anno carissimo!!!!!

  21. Augurissimi

  22. ho depositato sul tuo c/c 365giorni di fortuna, salute e amore… divertiti nel prosciugare il conto… Auguri e buon anno!!! zia

  23. bellissima questa canzone…bellissima…
    grazie…sono un po’ indietro con la lettura ma ora mi sommergero nei tuoi racconti…
    grandissimo

    feb


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